Il mese di dicembre non è ricordato per le grandi nevicate in Italia, salvo eccezioni. In questo periodo dell’anno si realizzano avvisaglie di freddo incombente, ma in Italia il gran freddo arriva sovente dopo Natale. Ma non è sempre così.
Quest’anno le irruzioni d’aria fredda orientali sono iniziate precocemente, ma la previsione per ora non ha niente di eccezionale da qui sino all’Immacolata, calcolando pure l’imprevedibilità delle rotte d’aria fredda da est. E l’Italia, come descritto, sarà interessata soprattutto dal richiamo mite derivante dal freddo che si spingerà fin sino alle lontanissime Isole Azzorre. E tutto ciò sarà causa di altro maltempo, con pioggia, ma anche neve sui rilievi.
Nel dicembre 1988, aria siberiana si mise in movimento verso la Russia europea per poi dilagare dapprima a nord delle Alpi, e poi irrompere in Italia, dove si ebbero condizioni meteo avverse in molte regioni. Nei primi giorni di dicembre, una serie di basse pressioni provenienti dal Mediterraneo occidentale andò a provocare maltempo nel Centro e Sud del Paese, mentre le regioni del Nord Italia per tutto il mese si ebbero scarse precipitazioni, e nonostante l’aria gelida in transito, temperatura non eccessivamente basse per quell’area.
L’aria fredda, giungendo da est, è solita investire soprattutto le regioni adriatiche, mentre quelle tirreniche spesso hanno tempo soleggiato, essendo sottovento alle correnti orientali perché protette dall’Appennino.
Attorno a metà mese, le grandi nevicate che si erano verificate sull’Appennino centrale e meridionale causavano notevoli disagi, e proseguiva anche il grande freddo. Nei paesi di montagna c’erano anche oltre due metri di neve.
La notte del 17 dicembre 1988, vari paesi della Sicilia erano abbondantemente imbiancati di neve dalla neve che era iniziata a cadere il 16. La neve si era spinta quindi molto a sud, a soli 400-500 metri di quota nei Peloritani e dell’Etna c’erano ben 25 cm di manto bianco. Come detto, era cominciato a nevicare il giorno precedente, con forte vento è la temperatura che fin sino a un’altezza di 400 metri di quota si appoggiò a 0 °C.
Iniziò a nevicare, sotto forma di gragnola e poi fiocchi su Palermo, dove si ammantarono i monti attorno al capoluogo siciliano.
La neve raggiunse anche la periferia di Catania, mentre in città fioccò. A Catania città la neve è un evento che ha rilevanza storica. Una vera nevicata si ebbe a Catania, sino al porto il 16 febbraio 1905.
In quei giorni la neve aveva fatto la sua comparsa anche a Napoli. Ma tantissima era la neve caduta nell’entroterra, con Avellino sommersa di bianco.
In quel dicembre ci furono precipitazioni nevose soprattutto sull’Appennino centro meridionale, e così anche sui monti della Sicilia, come anche nella parte orientale della Sardegna. La neve raggiunse anche il Nord, ma nel settore adriatico, con neve anche in Emilia-Romagna.
E quindi bene rammentare che le irruzioni d’aria fredda da est, sono generatrici di freddo e neve nell’Adriatico, il Sud, l’Appennino tutto, i rilievi della Sicilia, la parte orientale della Sardegna. I settori occidentali della Penisola sono sottovento, come lo è in prevalenza il Nord, eccetto l’Emilia-Romagna.
L’Italia ha i suoi microclimi, quando viene il Burian (vento freddo siberiano) si presenta cattivo (anche con neve) nelle aree esposte, altrove vi giunge con ritardo. Ancor peggio succede con le irruzioni d’aria artica, in tale circostanza, gran parte del Nord Italia, non solo ha tanto sole, aria limpida e cielo che diventa azzurro cobalto, ma nemmeno freddo perché si instaura una condizione di Favonio. E in coincidenza con le irruzioni d’aria gelida, al Nord Italia la temperatura tende ad aumentare.
Cessato il vento, la temperatura crolla verso il basso e si realizzano tutti gli effetti dell’ondata di freddo, quando nelle altre regioni l’evento meteo cessa il suo picco di intensità.