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Genesi dell’Italia, un tempo all’Equatore con caldo oggi impensabile

Giuseppe Proietti di Giuseppe Proietti
31 Dic 2022 - 07:00
in Alla Seconda Pagina, Geologia
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shutterstock 24650554 - Genesi dell’Italia, un tempo all’Equatore con caldo oggi impensabile

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Lo studio delle rocce rappresenta per il geologo quello che i manoscritti e i monumenti del passato sono per lo storico. L’osservazione delle rocce permette di risalire indietro nel tempo con una certa precisione fino a circa 600 milioni di anni. Oltre, le informazioni sono scarse, per cui vi è ampio spazio alle ipotesi, nonostante i progressi scientifici degli ultimi decenni. Per altri Paesi, che si possono definire più antichi, le tracce lasciateci permettono di risalire anche a più milioni di anni fa.

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L’Italia, pertanto, deve considerarsi una regione geologicamente giovane, sorta dal mare qualche decina di milioni di anni fa e che ha raggiunto una configurazione geografica simile all’attuale da appena 1 milione d’anni.

 

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Vari modelli, più o meno particolareggiati e in chiave di tettonica delle zolle, sono stati proposti per l’evoluzione del sistema alpino-appenninico italiano nel contesto del Mediterraneo. Tutti sono concordi nel ritenere che l’area italiana sia il frutto della collisione di due zolle della superficie terrestre, l’europea e l’africana, a seguito del movimento di quest’ultima verso nord. Ma vediamo un po’ l’evolversi dall’area italiana nel corso del tempo.

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Durante il Triassico inferiore, circa 230 milioni di anni fa, le due zolle costituiscono un’entità unica, detta Pangea, entro la quale si sviluppa un braccio di mare chiuso a ovest e aperto verso est, detto Golfo, o bacino, della Tetide. A nord di questo golfo si estende il futuro continente europeo, a sud quello africano; a ovest, invece, dove il golfo si chiude, si trovano in un’unica zolla le due Americhe non ancora separate dall’Africa tramite l’Oceano Atlantico.

 

Le condizioni climatiche sono ben diverse dalle attuali: in Italia fa molto caldo, poiché siamo all’altezza dell’equatore, e lungo le coste del golfo si sviluppano ampi deserti con forte accumulo di sedimenti continentali.

 

Per quanto riguarda l’ambiente del golfo, le rocce dicono che sono presenti estesi bassifondi, che periodicamente possono emergere, interrotti da lagune.

 

Verso la fine del Triassico (150 milioni d’anni fa), il margine continentale del golfo inizia a frantumarsi a seguito di sollecitazioni verticali prodotte dall’allontanamento delle due zolle. La Tetide, pertanto, si allarga e nel corso del periodo successivo, il Giurassico (da 195 a 140 milioni d’anni), viene a formarsi tra le zolle un vero e proprio oceano. Ciò avviene a seguito dell’apertura, più a ovest dell’Atlantico. Al movimento delle zolle in direzione nord-sud, se ne accompagna uno antiorario, a direzione prevalente est-ovest.

 

La sedimentazione entro il bacino della Tetide si fa molto caratteristica, con ricchezza di silice per un’abbondante attività vulcanica sottomarina. Inoltre, durante questo lasso di tempo si ha la formazione delle ofioliti e delle pietre verdi che denunciano la presenza di un fondo marino in espansione e quindi di una Crosta di tipo oceanico.

 

Questa situazione paleogeografica permane durante l’inizio del Cretacico (che va da 140 a 70 milioni d’anni) quando il mare invade sempre più i due continenti; la sua massima estensione viene posta proprio al passaggio tra il Cretacico inferiore e il superiore, circa 100 milioni d’anni fa. E un mare tropicale dove si sviluppano ampiamente scogliere e bassifondi simili a quelli che si osservano ora in Florida, a Cuba e alle Isole Bahamas.

 

Verso la fine del Cretacico la Tetide va richiudendosi per il riavvicinamento dell’Africa all’Europa; i sedimenti depositatisi qui in precedenza sono compressi e la Crosta oceanica viene inghiottita da una fossa di subduzione.

 

Il movimento di traslazione dell’Africa, che dura tuttora, condizionerà tutto il resto dell’evoluzione italiana, che appare complessa perché i mar­gini in avvicinamento delle due zolle non sono regolari, ma articolati, tanto che molti autori identificano unità minori, dette microzolle. Inoltre, il mo­vimento presenta una velocità non uniforme, essendo minore verso ovest e maggiore verso est.

 

Con il Paleogene, che inizia circa 75 milioni di anni fa, il regime marino lentamente cambia. Al margine del continente europeo vaste aree sono in erosione dando luogo a isole piatte ed estese, e a bassifondi. Buona parte delle Alpi rimane ancora, come del resto tutta la penisola, coperta dal mare. I primi rilievi che si formano non hanno nulla a che vedere con le montagne odierne, pur essendo, se così si può dire, gli antenati sia del­le Alpi, sia degli Appennini, in quanto i nostri rilievi traggono origine dal­la loro demolizione.

 

Circa una ventina di milioni d’anni fa, la parte emersa raggiungeva mas­sima estensione per poi venire nuovamente sommersa dal mare con l’av­vento del Miocene. Nel frattempo, prosegue l’avvicinamento dell’Africa all’Europa e il mare interposto, pur localmente approfondendosi, si re­stringe. La Tetide acquista, infatti, la fisiografia che ha attualmente il Mediterraneo. Continuando il movimento dell’Africa verso nord, i sedimen­ti, compressi, sono spinti, piegati e traslati dando luogo a forme via via più complesse. Si generano cosi le falde di ricoprimento che portano alla sovrapposizione di corpi rocciosi, entro i quali restano impigliate an­che le originarie rocce di tipo oceanico (ofioliti e pietre verdi).

 

Lungo la costa orientale del Tirreno emerge una catena montuosa, ora scomparsa, che però rappresenta il paleoappennino, in quanto, trasla­ta successivamente verso est per effetto della forte compressione cui è sot­toposta, va a formare l’attuale catena. Queste dislocazioni portano alla formazione dei rilievi montuosi quali oggi noi li conosciamo, anche se non hanno la forma e l’ubicazione attuale.

 

Durante il Miocene superiore (7-5,2 milioni di anni fa), l’arco alpino appare in congiunzione con l’Appenni­no, mentre dal Tirreno, limitato verso ovest dal massiccio sardo-corso, stac­catosi dal margine del continente europeo, emergono numerose isole.

 

Il Miocene superiore rappresenta un periodo particolare della storia geo­logica, non soltanto italiana.

 

I sollevamenti che lo caratterizzano investono anche lo stretto di Gibil­terra per cui il Mediterraneo non viene più alimentato dalle acque dell’Atlantico. Tutto l’esteso bacino, cui corrisponde anche l’area italiana, si trasforma in un’enorme laguna dove l’evaporazione, dato il clima cal­do e secco, è talmente intensa da portare alla deposizione dei sali contenuti entro le acque.

 

Mentre i movimenti orogenetici sono in atto, alcune aree italiane rimangono praticamente stabili per cui, in esse, le rocce non appaiono molto dislocate. Si tratta del Gargano, delle Murge, della Penisola Salentina e dell’Altopiano Ibleo che rappresentano i resti della cosiddetta zona di avampaese, cioè di quel settore che si trova all’esterno, e quindi a ovest e a sud del corrugamento appenninico. Accanto a queste aree va posta la Sardegna dove affiorano in prevalenza rocce cristalline molto antiche.

 

Il Pliocene, e in particolare il Pliocene medio (4,5 milioni di anni fa), vede il mare riprendere il sopravvento ed estendersi sul bacino del Mediterraneo; esso viene a lambire le Alpi e gli Appennini da poco formati e si insinua sia nella Pianura Padana, come ampio golfo dell’Adriatico, sia nell’Italia peninsulare, smembrandola in grandi isole, come quella dell’Altopiano Ibleo e dell’Altopiano di Ragusa separato dal resto della Sicilia.

 

A partire da 4 milioni di anni fa, il Tirreno inizia a sprofondare e le aree, prima qui emerse, si vanno facendo via via più profonde. Il sollevamento sia delle Alpi sia degli Appennini continua ed è la risposta a un ispessimento crostale in fase tettonica post-collisionale. Ma mentre il settore appenninico adriatico risulta in compressione, quello tirrenico è caratterizzato da fenomeni distensivi che si estrinsecano anche con una attività plutonica.

 

Con l’inizio del Quaternario (1,8 milioni di anni fa) la penisola italiana appare più corta ed esile dell’attuale, circondata da isole nel settore meridionale. Il mare occupa la Pianura Padana ed estesi bacini lacustri vengono a formarsi più a sud, nelle depressioni dove un tempo s’insinuava il mare. Anche in tempi a noi molto vicini, si hanno sensibili variazioni tra aree emerse e zone marine a seguito dei periodi glaciali.

Tags: formazione italia
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