Il quadro siccitoso al Nord Italia diventa ogni giorno più allarmante e cresce l’emergenza. Tra le situazioni certamente più gravi spicca il Piemonte, che registra una crisi idrica molto peggiore di quella del 2003. Mediamente, da inizio anno sono caduti 94 mm di pioggia contro una media di 376 mm.

La crisi idrica parte da lontano e dall’inverno siccitoso, a cui ha fatto seguito una primavera con piogge irregolari e non sufficienti a colmare il deficit. L’Estate è poi arrivata troppo presto, con il secondo maggio più caldo subito dopo quello 2003.
Il fiume Po ha una portata d’acqua del 72% inferiore quello che dovrebbe essere il dato di portata naturale, sempre in riferimento al Piemonte. La grande criticità deriva dall’acqua di sorgente, non alimentata a causa dell’assenza di neve sulle montagne.
In alcune parti, al confine tra Lombardia ed Emilia, il fiume si è così tanto prosciugato da lasciare un’enorme distesa di sabbia, con solo un rigagnolo d’acqua. Siamo d’altronde dinanzi alla peggiore secca da almeno 70 anni, una tale situazione non si verifica nemmeno a Ferragosto.
Considerando la richiesta d’acqua molto elevata in questo periodo per l’agricoltura ed il comparto idroelettrico, è emersa la necessità di adottare dei provvedimenti di limitazione dell’uso dell’acqua. In 170 comuni del Piemonte sono state emesse ordinanze per limitare l’uso dell’acqua.
Non siamo ancora a veri e propri razionamenti, ma si va verso la riduzione dei consumi agricoli e civili. Il grande fiume sta mediamente scendendo di 7 centimetri ogni 24 ore. Il meteo non promette nulla di buono, con l’estate solo all’inizio in un quadro per il momento molto caldo e siccitoso.