La principale problematica, che rende difficile l’approdo dell’uomo su Marte, è quella delle radiazioni emesse dal Sole e dai raggi cosmici. La sfida è capire come riuscire a proteggere in modo efficace gli astronauti nelle missioni verso il Pianeta Rosso e non solo.

Una recente ricerca fa sperare in grande. Sul periodico New Scientist compaiono risultati assolutamente incoraggianti. Il team di scienziati ha infatti scoperto un fungo in grado di proteggere dalle pericolosissime radiazioni cosmiche.
La specie era stata isolata per la prima in uno dei reattori di Chernobyl distrutti nell’incidente del 1986. Il test è stato condotto sulla ISS (Stazione Spaziale Internazionale) da tre valorosi scienziati che sono giunti a delle straordinarie conclusioni.
Fungo protettivo in grado di auto ripararsi
Uno strato di circa 21 centimetri del fungo (la specie Cladosporium sphaerospermum) sarebbero in grado di convertire i raggi cosmici in energia chimica per la crescita. I ricercatori ipotizzano che questo fungo per possa essere usato all’interno dei tessuti delle tute spaziali, facendo il suo dovere protettivo.
L’aspetto più interessante è anche legato al fatto che gli scudi rivestiti con questo fungo, oltre a dimostrarsi efficaci, sarebbero in grado di auto ripararsi. In tal modo eventuali parti danneggiate ricrescerebbero spontaneamente, senza quindi esporre a gravi rischi gli astronauti.
Lo scienziato Nils Aversh, uno dei coautori dello studio, ha evidenziato come da pochi grammi del fungo si potrebbero costruire nuovi scudi o ampliare quelli già esistenti. Attraverso il meccanismo di autoriparazione sarebbe in grado di ricrescere e ripristinare la protezione in pochi giorni.
Chernobyl può in qualche modo essere quindi la chiave per conquistare Marte, grazie a questo fungo isolato nel reattore e che pare possa nutrirsi delle radiazioni. Naturalmente saranno necessari una serie di ulteriori test per verificare eventuali punti di debolezza di questo scudo radioattivo.