Le foreste bruciano in maniera inarrestabile e le condizioni meteo sono un fattore decisivo nel creare le condizioni per il proliferare delle fiamme. Gli estremi termici più gravi di tutto il Pianeta si stanno accanendo, da settimana, sulla zona artica della Russia Asiatica.
Già lo scorso anno questo angolo di mondo era stato funestato da incendi come non mai, durati addirittura per mesi. Non dobbiamo pensare che questi incendi siano per la maggior parte dolosi. Basta un fulmine ad accendere roghi in zone remote che non vengono poi contenuti.
Record di latitudine per incendio nell’Artico
In questi giorni, nel distretto di Anabar sta divampando un rogo davvero infernale, subito a sud-ovest dell’estuario del fiume Olenyok, nel Mare di Laptev. Si tratta di un’area remota e questo potrebbe addirittura essere l’incendio più settentrionale degli ultimi anni dentro il Circolo Polare Artico.
L’incendio in questione si troverebbe 12 chilometri più a nord di quello registrato nello scorso anno in un’area non lontana. A rilevarlo è il programma satellitare di Copernicus che utilizza le capacità di rilevamento a infrarossi per scovare gli incendi.
Gran parte di questi roghi sta nnobruciando in aree della Siberia che addirittura non possono essere raggiunte dai Vigili del Fuoco. L’area più colpita è la Repubblica di Sakha, dove si trova Verkhoyansk, con ben 929 mila ettari interessati dalle fiamme.
Pur considerando che gli incendi non sono un fenomeno raro in questo periodo dell’anno, è l’entità dei roghi a preoccupare e a far temere che la situazione vada ulteriormente fuori controllo. Il fuoco è poi straordinariamente alimentato dalle temperature da record.
Il caldo incredibile sta contribuendo a rendere drammatica la situazione. Solo qualche settimana fa si sono misurati 38 gradi a Verkoyansk, la temperatura più alta mai raggiunta nell’Artico. Oltre ai danni degli incendi, a far sempre più paura è il rapido scioglimento dello strato di ghiaccio perenne, il permafrost.