I ghiacci del Polo Nord sono in forte sofferenza, a causa di una condizione meteo fortemente anomala che si è consolidata a luglio. Cieli sereni, temperature sopra la media anche di 10 gradi e un anomalo anticiclone sul cuore dell’Artico sono le peggiori condizioni che si possono creare per la tenuta del ghiaccio.

Gli incendi in Siberia e le violente fiammate di caldo peggiorano ulteriormente lo scenario generale. La perdita di ghiaccio marino è fortemente accelerata nella prima metà di luglio, portando l’estensione del ghiaccio fino a livelli negativi record per questo periodo dell’anno.
In base alle rilevazioni satellitari, la regione dell’Artico nella giornata del 18 luglio aveva un’estensione del ghiaccio di ben 500 mila chilometri quadrati al di sotto del minimo precedente rilevato nello stesso periodo dell’anno.
Durante la prima metà di luglio 2020, l’estensione del ghiaccio marino è diminuita in media di 146.000 chilometri quadrati al giorno, considerevolmente più veloce rispetto alla velocità media di riduzione di 85.900 chilometri quadrati al giorno nel periodo 1981-2010.
In questo 2020, se la fusione dovesse proseguire in maniera così drammatica, l’estensione del ghiaccio marino artico si candida ad essere la più bassa di sempre a fine estate nel momento in cui si raggiungerà il minimo stagionale.
La copertura del ghiaccio marino risulta estremamente bassa nei mari di Laptev e Barents, ma le concentrazioni di ghiaccio sono basse anche nel Mare della Siberia orientale. Il ghiaccio rimasto in quest’area è probabile che si sciolga presto.
Al contrario, l’estensione del nord dell’Alaska è vicina alla media del 1981-2010 per questo periodo dell’anno. Tali contrasti servono come esempi importanti delle differenze locali per l’estensione del ghiaccio marino su scala regionale rispetto all’Oceano Artico nel suo insieme.