Dell’insolito buco dell’Ozono apparso sull’Artico ne abbiamo già parlato, ma oggi possiamo aggiungere alcune specifiche. Gli esperti ritengono che le condizioni meteorologiche sperimentate negli ultimi mesi siano state responsabili di questo processo, che si stima stia riducendo del 30% la normale concentrazione di Ozono.

Si tratta di un fenomeno che dall’altra parte del pianeta, al Polo Sud, si verifica annualmente mentre sull’Artico è considerato decisamente raro. Del fenomeno si è parlato anche nella rivista scientifica Nature, dove si evidenzia come i satelliti meteorologici che operano in orbita polare (Metop) abbiano rilevato questo buco durante il mese di marzo 2020.
Considerando che grazie alle misure imposte dal protocollo di Montreal è stato possibile eliminare le emissioni di gas artificiali che causano la scomparsa dell’ozono stratosferico, gli studiosi sono tutti concordi nell’inputare il fenomeno all’inusuale vigoria del vortice polare. Un vortice polare stratosferico che è stato molto più robusto rispetto agli anni scorsi, tant’è che sono state registrate temperature stratosferiche inferiori a -80°C (al Polo Nord ovviamente).
Un flusso zonale particolarmente intenso, durato settimane, ha provocato l’intrappolamento dell’aria fredda all’interno del Vortice Polare. Le misurazioni satellitari ci dicono anche che quest’inverno ha fatto registrare le più basse temperature stratosferiche dal 1979. Queste basse temperature innescano la formazione delle cosiddette nuvole stratosferiche che a loro volta innescano quelle reazioni chimiche che portano alla massiccia distruzione dell’ozono.
Per gli autori della ricerca è la prima volta nella storia recente che possiamo parlare di un vero buco dell’ozono nell’Artico, un evento che quasi sicuramente si è verificato altre volte in passato ma finora non era mai stato studiato. Fortunatamente quando le meteorologiche si normalizzeranno l’ozono perso si rigenererà rapidamente.