Marzo è un mese decisamente noto per le sue caratteristiche fortemente altalenanti, tanto da essere definito “pazzerello”. Le prime ondate di tepore tipicamente primaverile si alternano ad improvvisi ritorni di freddo, anche intenso.
Questi repentini sbalzi sono caratteristici anche del marzo di quest’anno, visto che abbiamo avuto neve in qualche caso a quote basse ad inizio mese, ma anche fasi piuttosto calde. Ora, in vista dell’Equinozio di Primavera, potrebbe anche giungere il freddo che non abbiamo sostanzialmente visto per tutto l’inverno.
In considerazione dell’attuale condizione emergenziale a causa della pandemia di coronavirus che ancora divampa con forza in Italia, ci si domanda anche quelle che sono essere le peculiarità meteo climatiche che possono in qualche modo risultare favorevoli alla diffusione del virus.
Tale tema è oggetto di primi studi e per il momento si tratta solo di ipotesi. Il coronavirus, come altri di tipologia simile, ha mostrato un perfetto adattamento alle aree con clima freddo, ma anche relativamente temperato, tenendo peraltro conto di un inverno che non è stato certo rigido sul comparto euro-asiatico.
Quindi non c’è nulla di strano che le aree attualmente colpite da una diffusione capillare del virus siano quelle del Nord Emisfero alle medie latitudini, laddove ora è inverno, sebbene ormai al termine Il virus non sembra però privilegiare le aree con clima eccessivamente freddo, anche se può essere un caso.
Non tutti gli studiosi sono concordi nel ritenere che la diffusione del virus andrà per forza a bloccarsi o rallentare fortemente con il caldo estivo. Quasi tutti questi virus si propagano con più difficoltà in presenza del caldo umido e pertanto in estate è possibile che a risentirne siano le aree dell’Emisfero Sud, laddove sarà inverno.
Vedremo in futuro quel che accadrà, ma proiettandoci sull’evoluzione meteo più nell’immediato ci attende una settimana nella quale passeremo da una nuova esplosione dell’anticiclone caldo ad un probabile colpo di coda invernale che riguarderà l’Europa e probabilmente anche l’Italia.
Non sappiamo se il freddo secco possa dare ulteriore linfa al virus, oppure no. Di certo, queste brusche variazioni termiche possono contribuire ad abbassare le nostre difese immunitarie. La speranza, da qui ai prossimi 7 giorni, è che le grandi restrizioni portino primi risultati in tema di contenimento del virus.