Non si arresta la diffusione del Covid-19 in Italia, con un bilancio quotidiano di contagiati in continua crescita e ciò ha portato il governo ad adottare ulteriori e urgenti misure restrittive, con la serrata di tutti gli eserciti commerciali, eccezion fatta per quelli di prima necessità.

L’Italia in questi giorni ha il primato mondiale per l’alto numero di contagi, ma spicca anche il dato relativo ai decessi. Tra i dati salienti per valutare la pericolosità di un virus ci sono il tasso di letalità e quello di mortalità, che sono differenti sebbene spesso confusi.
Il tasso di letalità si ottiene dividendo il numero delle persone decedute a causa della malattia con il totale dei malati. Il tasso di mortalità, invece, si ottiene dividendo il numero delle persone morte a causa della malattia rispetto al totale degli esposti della popolazione.
In merito al coronavirus attualmente si possono fare analisi legate al tasso di letalità e questo appare particolarmente elevato in Italia, addirittura superiore al 6%. Tale tasso appare più contenuto in Cina ma anche sulle altre nazioni colpite oltre che il resto d’Europa.
Secondo gli esperti, fra cui l’epidemiologo professor Giovanni Rezza, ci sono una serie di motivi che giustificano questo tasso di letalità così importante. Anzitutto l’Italia ha una popolazione molto anziana rispetto alla Cina. Siamo un Paese di “vecchi” insieme al Giappone.
Se infatti il dato di letalità si stratifica in base alle fasce di età, si scopre che il dato è ben più basso e simile a quello degli altri paesi. In Italia l’età media delle persone vittime del Coronavirus è di 81 anni e si calcola che appena il 2% di questi non aveva altre patologie.
Oltre al fatto della popolazione anziana, all’origine delle percentuali di letalità così alte vi sarebbe la probabile sottostima dei casi reali, che porta quindi ad avere un numeratore più basso rispetto alla realtà nella frazione tra decessi e numero di casi.
Va detto che l’Italia ha iniziato a fare meno test, sopratutto da un certo momento seguendo le linee guida stabilite dall’OMS. In sostanza si punta a testare solo le persone sintomatiche e non anche la popolazione infetta che non manifesta sintomi.
Per questo il tasso di letalità si alza, ma quindi a questo punto non si può dire che l’Italia abbia fatto troppi tamponi, visto che gli esperti concordano che le persone che hanno contratto il virus sono molte più di quelle censite. Se si usasse come confronto la stima degli infetti, il tasso di letalità si abbasserebbe drasticamente.