Torniamo ad un tema che sta facendo molto discutere, quello che vedrebbe connesso l’inquinamento alla diffusione così virulenta del coronavirus e su cui alcuni studi sperimentali avrebbero individuato un legame tale da spiegare l’epidemia così “cattiva” in Lombardia.
Da quando è iniziata l’emergenza, di certo le restrizioni imposte dal Governo italiano hanno contribuito a migliorare la qualità dell’aria. In particolare, la fortissima riduzione del traffico veicolare sulle strade non poteva non incidere sulla concentrazioni d’inquinanti, come accaduto peraltro a Wuhan, in Cina.
Ci sono però importanti distinzioni da fare: il biossido di azoto ha ridotto in modo importante la sua presenza nei bassi strati dall’inizio dell’emergenza ad oggi sul catino padano. Ciò è stato avvalorato dalle immagini del satellite Sentinel 5 dell’Esa, l’Agenzia Spaziale Europea.
Questo gas nocivo fa parte della famiglia degli ossidi d’azoto presenti in varie dosi e generati dai combustibili fossili sprigionati soprattutto dagli impianti di riscaldamento, dalle automobili e dalle fabbriche. Noto è il suo effetto negativo soprattutto per le persone che soffrono di patologie respiratorie.
Il discorso cambia per le concentrazioni di polveri sottili e per il particolato fine, in particolar modo il PM10 e il PM2.5. Nella prima decade di marzo molte centraline del Nord Italia avevano misurato concentrazioni di polveri sottili ben al di sotto del limite consentito, facendo ipotizzare che fosse effetto delle restrizioni.
In realtà pare che la causa del calo delle polveri sottili fosse più conseguenza di condizioni meteo più mutevoli. Nell’ultima settimana, con il dominio dell’alta pressione, la concentrazione di PM10 è tornata elevata in Lombardia così come in Piemonte, tale da superare spesso il limite consentito di 50 µg/m³.

Questo aumento di polveri sottili, pur in condizioni di città deserte e attività produttiva ridotta, è da ricondurre al fatto che la presenza del particolato deriva per la maggior parte dalla combustione legata al riscaldamento nelle abitazioni. Particolarmente incisive a tal riguardo sono i caminetti e le stufe a pellets.
Il ristagno dell’aria, con l’alta pressione, ha quindi prodotto un innalzamento del particolato fine, nonostante tutti i divieti e le pochissime auto in circolazione. Questo fa capire come la Val Padana sia un’area che purtroppo, per la sua conformazione, è inevitabilmente esposta all’inquinamento.
In attesa di capire di più sulla correlazione tra inquinamento e diffusione del virus, su cui ci saranno ancora studi ed analisi, in questi prossimi giorni l’aria diverrà decisamente più pulita per un maggior ricambio causato dai venti freddi da est. La concentrazione di polveri sottili è attesa in crollo grazie proprio al ricambio d’aria.