Nell’epoca in cui si parla sempre più diffusamente di Global Warming, solo in ambienti scientifici, su alcune riviste o documentari, viene menzionato il rischio di meteo climatico derivante da grosse eruzioni vulcaniche. E siccome la scienza vulcanologica va avanti di pari passo ad altre discipline, si scoprono nuovi super vulcani sottomarini e terrestri ed eruzioni devastanti avvenute non molti anni distanti da oggi.
Tra le eruzioni devastanti più vicine a noi che hanno avuto rilevanti effetti sul clima ci fu quella del Tambora, che nel 1815 esplose nell’altra parte del Mondo, nella lontanissima Indonesia, ma che ebbe ripercussioni sulle condizioni meteo climatiche terrestri.
A tale esplosione vulcanica viene attribuito l’anno senza Estate del 1816, per altro associato ad altre stagioni inclementi. D’Estate la neve cadde nel Nord Europa, e ad inizio stagione e fine agosto fin sino le pianure della Germania. Nevicate estive, ma sopratutto gelate, si ebbero anche nel nord degli USA, ed in Canada. L’Estate fu piovosissima in tutta Europa, tanto che fu citata come l’anno senza Estate per la sua inclemenza. A quei tempi si ebbe una carestia per mancanza di cibo: il meteo avverso distrusse gran parte dei raccolti.
Sovente, la caratteristica di vulcani come il Tambora è che sono apparentemente spenti, in uno stato detto di quiescenza. In Italia, il più noto vulcano apparentemente inattivo è il Vesuvio, per altro ubicato in prossimità di una caldera sopra la quale sono state costruite decine di migliaia di abitazioni: i Campi Flegrei.
Ma la nostra analisi non è sul rischio vulcanico in Italia, bensì sulle ripercussioni sul tempo atmosferico.
I vulcanologi hanno scoperto diverse eruzioni vulcaniche che nei secoli hanno avuto un impatto sul clima di varie stagioni, ed in tutto il Pianeta. Va comunque anche sottolineato che le anomalie climatiche non sono state uniformi. Ad esempio, secondo ricostruzioni, l’anno senza Estate del 2016 ebbe 3°C sotto la media in Europa occidentale, mentre in parte della Russia europea non si ebbero anomalie nella temperatura. Nel Nord America le anomalie raggiunsero i 5°C sotto la media.
Un’eruzione che ebbe un impatto sul clima dovrebbe essere avvenuta attorno al 1450 in Centro America, un’altra attorno al 1250 in un luogo non ancora individuato. Ma un’altra eruzione epocale, pare la maggiore degli ultimi 2000 anni, si ebbe nel Ilopango, un vulcano oggi dormiente che si trova nella Repubblica centroamericana di El Salvador, che secondo vari studi devastò gli insediamenti della antica civiltà Maya attorno al 539-540 dopo Cristo, ovvero, circa 1500 anni fa. Tale eruzione ebbe ripercussioni temporanee sul clima terrestre.
Dagli studi emerge che le eruzioni che avvengono nelle regioni tropicali, influenzano tutto il Pianeta, mentre le altre il solo Emisfero dove si sono avute.
I cambiamenti climatici, quindi il temporaneo raffreddamento delle condizioni meteo dovuto alle eruzione vulcaniche, è causato dall’immissione di grandi quantità di cenere vulcanica negli strati superiori dell’atmosfera, che con il trascorrere dei mesi si diffondono a tutto il Pianeta (quelli avvenuti in regioni tropicali), creando una patina di polveri che riduce gli effetti della radiazione solare, da ciò l’abbassamento della temperatura.
Vulcanologi e climatologi hanno individuato numerosi eventi vulcaniche che potrebbero aver causato le carestie nel passato, per improvvisi cambiamenti delle condizioni meteo per mesi, se non qualche anno.
L’attenzione al fenomeno delle eruzioni vulcaniche è rivolto sopratutto alla prevenzione per poter avvertire le popolazioni che si trovano nelle vicinanze. Ma le maggiori eruzioni sono praticamente imprevedibili con largo anticipo, ed anzi, nessuna eruzione è prevedibile nella sua intensità. Una delle più recenti di grossa entità avvenne nel Pinatubo nel 1991 nelle Filippine, ed ancor prima nel Nord America nel 1980 il Monte St. Helens. Entrambe derivano da vulcani all’apparenza spenti, popolati sino alle vicinanze, sopratutto il Pinatubo nelle Filippine, ove a poche decine di chilometri c’era una base militare americana.
I vulcani sono vissuti dalle popolazioni come un pericolo, ma forse anche con una certa incoscienza. Secondo recenti studi, circa 700 milioni di persone vivono in aree ad elevato rischio di eruzione vulcanica.