La memoria dovrebbe rammentare che in Italia ed in Europa, distribuite con una variabile frequenza, le bombe meteorologiche ci sono sempre state. E non sono una novità degli ultimi tempi.
La bomba è un evento meteo estremo. Generalmente tale termine si utilizzava per definire potenti nubifragi (bombe d’acqua), oppure per le basse pressioni del nord Africa che nel tempo di una notte si sviluppano violente per spingersi verso la Sardegna ed il Mar Tirreno, dove possono causare improvvise burrasche.
Da un annetto circa sono definite bombe qualsiasi nubifragio, le ondate di caldo e freddo, gli intensi anticicloni che la giovane meteo letteratura giornalistica riporta con enorme frequenza, dove l’aggettivo superlativo assoluto non è più sufficiente per definire il cattivo tempo.
Nel recente è divenuta moda definire con “nomi propri” le alte e basse pressioni. Un sistema reputato dagli esperti una beffa verso la disciplina scientifica che è la Meteorologia. Ma questa “moda” ha appassionato i giornalisti, e si è rivelato un valido sistema di marketing e di comunicazione.
La Meteorologica è una scienza che anche in Italia è divenuta molto popolare, ma il nostro caratteristico accento mediterraneo né ha stravolto, ad uso e consumo della necessità del fare notizia di una non notizia, la sua essenza.
La Meteorologia fa notizia quando allerta, ed anche un normale anticiclone diventa una bomba meteorologica che deve preoccupare il quotidiano, e non capita di rado sentire la gente comune termini del tipo “ci vogliono far spaventare”, oppure “annunciano bombe d’acqua e poi è solo piovuto appena”.
Tutto ciò offre visibilità all’autore del falso scoop, ma toglie affidabilità ad una scienza dal delicato profilo.